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Ritratto di Bianca Cappello (Venezia, 1548 - 1587) Gran duchessa di Toscana

Scipione Pulzone, detto Il Gaetano (Gaeta 1544 - Roma 1598) - bottega di

Scipione Pulzone, detto Il Gaetano (Gaeta 1544 - Roma 1598) - bottega di 

Ritratto di Bianca Cappello (Venezia, 1548 - 1587) Gran duchessa di Toscana, seconda moglie di Francesco I de' Medici


Seconda metà XVI secolo


olio su tela
cm. 70 x 56 cm.
In cornice 103 x 87 cm.

D22-012 € 7.900 richiedi informazioni

Il dipinto proposto ci illustra il ritratto di Bianca Cappello (Venezia, 1548 - 1587), nobildonna di origini veneziane, seconda moglie del granduca di Toscana Francesco I de' Medici, la cui forza espressiva viene sapientemente messa in risalto dal taglio compositoio di leggero tre quarti, con il capo e lo sguardo diretti all’osservatore. Il fascio di luce proveniente da destra fa risaltare plasticamente i volumi del volto e ne indugia i lineamenti, risaltati dalla larga gorgiera di pizzo bianco che gli cinge il collo e dai particolari del prezioso abbigliamento.

Bianca indossa una veste rosso scuro, forse una zimarra, ricamata in oro con una profonda scollatura e un collo rialzato della camicia arricciato a gorgiera e bordato anch’esso da un prezioso pizzo, ricamato con il motivo del giglio fiorentino.
 
I gioielli prediletti dalla nobildonna erano le perle: le vediamo su un girocollo che adorna la scollatura, negli orecchini ed ancora nell’acconciatura, che vede i capelli raccolti sulla nuca e adornati da un filo di piccole perle nere ed impreziosito da un fermaglio.

Si tratta di un dipinto di alto livello qualitativo che può essere circoscritto alla bottega del pittore Scipione Pulzone detto il Gaetano, rappresentando al meglio un genere pittorico, quello della ritrattistica, nel quale il maestro eccelse. Tale attribuzione sarebbe confermata dalle comparazioni con i numerosi ritratti che il Pulzone dedicò alla famiglia Medici.

ll nostro dipinto, in particolare, potrebbe rappresentare una delle versioni che la bottega ha replicato, su richiesta dei numerosi committenti collezionisti d’arte desiderosi di possedere un ritratto di una delle personalità più influenti del panorama fiorentino.

I personaggi disegnati da Pulzone erano icone di un’incomparabile eleganza: nobildonne, cavalieri e religiosi prestarono le loro fisionomie all’occhio dell’artista che seppe cogliere con la sua superba tecnica ogni minuzioso particolare. Una dovizia fotografica e un’attenzione materica sorprendente che ricalcano i prototipi pittorici d’ispirazione fiamminga, in particolare di Antonis Mor (Utrecht 1520 – Anversa 1578), che lavorò anche a Roma, e che darà a Pulzone l’appellativo di “Van Dyck della scuola romana”.

I suoi ritratti sono capaci di mettere in evidenza i segni caratteristici dell’esercizio del potere, sia nelle vesti e negli attributi, sia nell’espressione del volto e nella posa. Gli aristocratici ci appaiono come figure pienamente consce del loro status sociale e, anche se nella loro staticità e ieraticità, possono sembrare a prima vista freddi o impersonali, emanano il sottile fascino di un’arte “senza tempo”.

Documentato per la prima volta a Roma nel 1562, Pulzone entrò presto a contatto con le più importanti famiglie aristocratiche della seconda metà del Cinquecento, divenendo il ritrattista ufficiale della nobiltà e della dirigenza ecclesiastica dell’Urbe. Il primo ad apprezzarne le doti di ritrattista fu Marcantonio II Colonna, vincitore della battaglia di Lepanto contro i Turchi (1571). Fu lui ad aprirgli le porte presso le grandi famiglie romane, cui seguirono gli incarichi presso i Medici a Firenze.

I primi in ordine cronologico sono contraddistinti da un'indagine ottica e lenticolare, da una lucida messa a fuoco dei dettagli, applicata sia ai volti che alle vesti tramite una materia pittorica vitrea. E' indubbio che la bravura tecnica del Gaetano, che raggiunge in taluni casi l'eccellenza mimetica, abbia contribuito alla sua notorietà. Più ci si avvicina agli anni finali, più questa caratteristica perde consistenza e non solo nei ritratti egli vira verso un verismo di più immediato contatto umano, al quale il nostro ritratto sembra aderire.

In condizioni eccezionalmente buone, il dipinto presente è completo di una bella cornice 'a onde' ebanizzata di gusto fiammingo.
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