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Pittore tizianesco della fine del ‘500

Ritratto virile in armatura cerimoniale, con stemma nobiliare da ricondurre della Corte Spagnola

Pittore tizianesco della fine del ‘500
Possibile Alonso Sánchez Coello (c.1531–1588)

Ritratto ufficiale di governatore in armatura da cerimonia, con stemma nobiliare da ricondurre della Corte Spagnola

Olio su tela, cm. 114 x 98
In cornice antica cm.139 x 120 cm

Note: In merito allo stemma nobiliare, possiamo rilevare nella sua composizione, che le sezioni del blasone richiamano gli Angiò di Napoli, della Contea d’Aragona e i casati della Borgogna moderna. Ciò ci porterebbe ad identificare il nostro effigiato come un governatore, esponente dell’Impero Spagnolo, che comprendeva nella seconda metà del Cinquecento tali zone.
D21-037 Venduto richiedi informazioni

Questo affascinante ritratto virile in posa, dove l’effigiato di nobile estrazione sociale è immortalato con una sontuosa armatura cerimoniale, può riconoscersi come un’opera di un pittore rinascimentale di retaggio italiano, e precisamente d’ambito di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1490 – Venezia 1576).

Tiziano contribuì in modo decisivo a rendere il Cinquecento il secolo d’oro della ritrattistica, in cui rivive e si rinnova l’antica tradizione classica della rappresentazione realistica attenta alla definizione dei caratteri individuali dei personaggi. Nella Venezia di fine secolo Tiziano divenne pertanto tra i ritrattisti 'di rappresentanza' più ricercati: la sua specialità era il ritratto di corte, con cui immortala sovrani, papi, cardinali, principi e condottieri generalmente a figura intera o più spesso a mezza figura, di tre quarti o seduti, in pose ufficiali.

I temi della forza, della prestanza virile, dell’audacia delle armi e delle armature, divennero di grande attualità nel XVI secolo, suggerendo che il farsi ritrarre in armi era una vera necessità per imporre il proprio status e per trasmettere un'immagine di autorità e di legittimo esercizio del potere.

Come possiamo constatare nel nostro ritratto, l’attenzione del pittore è posta alla fisionomia ed alla meticolosità con cui è stato delineata l’armatura. Lo scopo è evidente: la rappresentazione del potere incarnato nel nostro austero effigiato.

Dal punto di vista cronologico, possiamo collocarne l’esecuzione intorno alla seconda metà del Cinquecento.

Il nostro autore è estremamente attento ai dettagli ed esegue perfettamente il modello: figura in piedi a mezzo busto, leggermente di tre quarti, con a fianco l’elmo, un fondo scuro che esalta i minuti particolari dei ceselli dell'armatura, un espressione severa ed uno sguardo che difficilmente cede alla tentazione di fissare lo spettatore. La qualità pittorica del dipinto, non aliena da suggestioni fiamminghe, la sicurezza d'impianto e la ricchezza dei particolari, attestano le doti del ritrattista.

Per poter giungere ad una plausibile attribuzione è opportuno fare una digressione sull’importanza che Tiziano assunse per la ritrattistica a livello europeo: già nominato pittore ufficiale della Serenissima, a metà del Cinquecento la carriera del maestro era ormai immensa, tanto che tra i suoi maggiori estimatori e committenti vi erano Carlo V ed il figlio Filippo II di Spagna, pur non spostandosi mai da Venezia.

Da pittore prediletto della corte spagnola, il crescente successo della sua produzione artistica venne validamente suffragata dalla  prolifica bottega, divenendo l'artista più richiesti tra i potenti delle corti italiane ed europee, che si contendevano ormai le sue opere. Il suo atelier vicino al Canal Grande, presso San Samuele, era una bottega efficiente, dove giungevano per farvi parte, anche per brevi periodo, artisti da ogni parte d’Europa, allo scopo di apprenderne le tecniche e lo stile.

In base a tali considerazioni, anche se risulta difficoltoso attribuire il dipinto ad un pittore specifico a causa della sempre più forte analogia stilistica fra i pittori di matrice tizianesca, saremo propensi a rintracciarne la mano tra i grandi ritrattisti della corte spagnola, che vennero a contatto con il Tiziano nei loro viaggi ‘obbligati’ a Venezia, spesso imposti dagli stessi regnanti.

Per una possibile paternità vogliamo avanzare i nomi di Juan Pantoja de La Cruz e Martino de Rota (Sebenico 1520 circa – Vienna 1583), anche se forse il nome più calzante è quello di Alonso Sánchez Coello (c.1531–1588), pittore di camera di re Filippo II di Spagna che soggiornò sia nelle Fiandre, dove fu allievo del pittore Antonio Moro che a Venezia, dove apprese personalmente lo stile ritrattistico del maestro Tiziano, di cui copiò numerosi dipinti.

Il dipinto è in buono stato di conservazione. Completo di cornice dorata, antica ma non coeva.

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