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Giovanni Francesco Barbieri, detto Il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666), bottega

Poseidone

Giovanni Francesco Barbieri, detto Il Guercino
(Cento 1591 – 1666 Bologna)
bottega

Il Dio Poseidone

olio su tela 
142 x 110 cm.
157 x 125 cm. In cornice

Provenienza:
Monaco, Hampel Kunstauktionen, Old master, 19 settembre 2013 lotto 559 (come Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino)

Letteratura:
N. Turner, The Paintings of Guercino. A revised and Expanded Catalogue raisonné, Roma 2015, p. 476, n. 188 (come opera di bottega da un originale perduto del 1632)

Bibliografia:
- Nefta Barbanti Grimaldi, Il Guercino, Cento, 1968, p. 96, tavola 172 (immagine pubblicata nei dettagli)
- Luigi Salerno, I dipinti del Guercino, Roma, 1988, p. 425, n. 378 (qui un dipinto sullo stesso tema dell'asta di Christie's del 1963, lotto 101, considerato un'opera di bottega con circa le stesse dimensioni).
D21-018 Venduto richiedi informazioni

La possente figura mitologica, il grande Dio dei mari Poseidone (Nettuno per il phanteon romano), si erge statuario a grandezza naturale, ritratto di tre quarti tra le onde.
Mentre la parte superiore del corpo segue una torsione a sinistra, la testa volge lo sguardo dalla parte opposta, in basso, verso una creatura marina che fuoriesce dalle acque, tentando di colpirla con il tridente. Nella parte sinistra dell'immagine, la superficie del mare si muove verso l'orizzonte con un fascio di nuvole solo debolmente illuminata da un cielo serale, quasi notturno. Il viso è incorniciato dai capelli fluttuanti e leggermente ondulati, con la fronte alta e le rughe che ne solcano la fronte.
L'illuminazione, proveniente dall’alto, delinea la figura grazie ad un intenso gioco di chiaro-scuri, dove le fasce muscolari, i tendini e le vene degli avambracci appaiono prominenti, mentre il lato sinistro del corpo rimane in ombra. Questo particolare effetto luminoso al chiaro di luna produce un'atmosfera di forte effetto drammatico, enfatizzata ulteriormente dalla suggestione di un lieve alone rossastro che circonda la divinità, come provenisse dalle nuvole.

Da un punto di vista attributivo è interessante illustrare la storia che accompagna quest'importante dipinto.

L’opera fu dapprima studiata dallo storico britannico Sir Denis Mahon che, nel 1989, la assegnò, insieme ad altre due note versioni, alla bottega del maestro.

In seguito venne analizzata, nel giugno 2013, da Nicolas Turner in un accurato rapporto scritto (rilasciato in copia). In tale analisi, lo storico giunse alla conclusione che il presente dipinto sarebbe un originale creato dal Guercino, precedentemente noto in due versioni scolastiche meno definite. Una delle versioni è pubblicata nell'opera di Nefta Grimaldi sul Guercino del 1968 alla tavola 172 (Collezione Pozzi, Novara): da un raffronto si può agevolmente notare che la qualità del quadro presente è di gran lunga superiore a quella ivi pubblicata. L'altro con Christie's London, all'inizio degli anni '60, di cui non si conosce l'attuale ubicazione.

La nostra opera mostra, rispetto alle altre due varianti conosciute, una pennellata nettamente superiore ed estremamente qualitativa tale da poterla attribuire alla mano del maestro stesso.

Il tocco del Guercino sarebbe evidente nella morbidezza dei contorni della figura, soprattutto dove il profilo del lato sinistro in ombra del petto di Nettuno è in contrasto con l'orizzonte e il mare dietro di lui. La varietà della pennellata è impressionante, liscia nel cielo e nelle zone dell’incarnato della figura, dove è stata costruita in molte velature, e robusta nell'audace impasto dei capelli, della barba e nell’interruzione delle onde. Inoltre, la concezione della figura, con il muscoloso Nettuno visto contro un mare agitato e un cielo quasi infuocato, è tipica del Guercino. Un riflesso dell'immaginazione creativa del pittore sono le nuvole minacciose che gettano l'intera scena nella semioscurità, le onde elegantemente schizzate e il senso del teatro nel movimento aggraziato della figura mentre il suo tridente taglia diagonalmente lo spazio pittorico in due triangoli.

Tuttavia, tornando allo scritto iniziale di Turner, riconosceva che alcuni dettagli - come il pesce, il tridente e forse l'architettura sullo sfondo - potessero provenire dalla mano dal fratello Paolo Antonio Barbieri, sovente suo collaboratore.

Il parere del Turner va accostato a quello di un altro esimio studioso, Sir Denis Mahon (Londra, datato 7 giugno 1989) che invece lo assegnò alla bottega del maestro.

Per cautela attributiva noi manteniamo il dipinto come opera della bottega del Guercino, lasciando aperta l'ipotesi che, in base alla straordinaria qualità ed alla forza espressiva, il grade maestro possa averne preso verosimilmente parte nella composizione.

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